La prima scena di vita familiare “Vuoi la cioccolata di tua sorella?” che vi voglio raccontare è venuta alla mia attenzione nel periodo dei mercatini di Natale. In pratica, proprio di fronte a me, c’era una famiglia composta da mamma, papà e due bambine, una di circa 6 anni e l’altra di circa 3 anni. Avevano appena comprato qualcosa di buono ad una bancarella ma la piccola stava mostrando dei segni di insofferenza. Piagnucolava e voleva stare in braccio alla mamma. Il papà guardava le bancarelle intorno. La mamma, non riusciva a calmare la bambina e, così, dopo qualche tentativo le è venuta l’idea di proporle la cioccolata calda che stava bevendo la sorella. La signora, rivolgendosi alla piccola ha esordito così: “Roberta (nome di fantasia), vuoi un po’ di cioccolata calda di tua sorella?”.

Secondo voi che cosa c’è di particolare in questa scena che vi ho raccontato? Che riflessioni vi vengono? Scrivete il vostro commento sulla mia pagina Facebook Connettiti alla Psicologia!

Il prossimo lunedì pubblicherò le mie riflessioni qui di seguito, visibili anche sulla mai pagina facebook.

“Vuoi la cioccolata di tua sorella?”: Riflessioni

Innanzitutto grazie a tutti coloro che hanno lasciato il loro commento.

La prima riflessione che mi viene da fare è che la scena che vi ho proposto avviene in un contesto nuovo e particolarmente confusionario che può essere molto stancante per gli adulti e a maggior ragione per i bambini. In effetti la bambina di 3 anni stava dando vari segnali di stanchezza e anche la mamma pareva mostrare qualche segno di stress avendo in carico tutte e due le figlie.

La seconda riflessione riguarda la modalità con la quale questa famiglia ha gestito lo stress.

Una prima considerazione che mi viene è che la gestione di questa situazione è stata a carico della signora, almeno nell’intervallo di tempo che ho osservato io. Il padre delle bambine mi è sembrato un po’ assente, piuttosto disinteressato, come se la questione riguardasse solo la madre. Però anche la signora non ha fatto nulla per chiedere la partecipazione del marito che, magari, avrebbe potuto sostenerla intervenendo in qualche modo.

Una successiva considerazione riguarda cosa la mamma ha fatto per calmare la bambina piccola. La signora ha inizialmente preso in braccio la piccola ninnandola però nervosamente e, infatti, la bambina non si è calmata. Il contatto fisico è sicuramente una buona strategia di consolazione però è fondamentale che in questo contatto venga trasmessa tranquillità perché altrimenti ciò che passa è nervosismo. Poco dopo le ha fatto la fatidica proposta della cioccolata della sorella probabilmente perché convinta che la cioccolata fosse una cosa appetibile per la bambina che l’avrebbe motivata a smettere di piangere. In pratica la signora ha usato il cibo come strategia per consolare la figlia. Sebbene sia spesso una strategia efficace, non è tra le migliori anche perché potrebbe creare un rapporto con il cibo non adeguato.

La terza riflessione che mi viene da fare è l’effetto che la proposta della mamma può aver fatto sulla bambina maggiore. Ricordo che la mamma ha chiesto alla piccola se avrebbe voluto la cioccolata della sorella, senza interpellare la maggiore. La grande ha ceduto la sua bevanda alla mamma per donarla alla sorellina ma chissà cosa ha pensato dentro di sé. Magari non voleva cedere la cioccolata, oppure semplicemente lo avrebbe fatto più volentieri se la mamma glielo avesse chiesto. Secondo me il gesto della mamma è stato un po’ indelicato perché non ha tenuto conto minimamente della maggiore per soddisfare invece la minore. Ecco quindi che in questi casi possano sedimentarsi sentimenti di gelosia. Inoltre, in questo modo i bambini imparano che è possibile prendere di mano qualcosa a qualcun altro senza chiederne il permesso.

Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

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