Giocare, per un bambino con uno sviluppo tipico, è un’esperienza naturale e spontanea che si presenta durante tutto il corso della crescita, seppur con tempi e forme diverse. Tuttavia, il gioco nel primo anno di vita si rivela particolarmente importante perché contribuisce a formare i primi mattoni del Sé.
Il gioco di tipo tonico-fusionale: quando si sviluppa
Il gioco di tipo tonico-fusionale si sviluppa nei primi mesi di vita in una fase evolutiva in cui il bambino vive in uno stato di totale dipendenza dalla madre, non avendo ancora acquisito quelle abilità motorie che gli permettono di esplorare il mondo. Egli non è ancora in grado di compiere delle azioni in autonomia, ma questo non significa che non sia in grado di giocare. In questo periodo si sta sviluppando tutto l’apparato sensoriale sia interno, che esterno e, per questo, il bambino piccolo risponde con molto piacere a tutte quelle stimolazioni sensoriali che interessano il tatto, la vista, l’udito, l’olfatto, il senso dell’equilibrio e i confini del proprio corpo. Giocare nel primo anno di vita, quindi, significa giocare con il corpo del bambino.
Quali sono i giochi di tipo tonico-fusionale e a quali bisogni rispondono
I giochi di tipo fusionale che un bambino dimostra di apprezzare già a pochi mesi sono quei giochi che gli permettono di ricreare un senso di unità che lo fa sentire contenuto, sostenuto e protetto. Lo è in primis l’abbraccio della mamma, ma lo sono poi anche materiali morbidi e avvolgenti come cuscini, materassi e grandi teli.
È possibile, ad esempio, osservare nel bambino uno stato di distensione muscolare che comunica benessere quando la mamma lo dondola, lo culla con una dolce cantilena, lo accarezza o lo sbaciucchia in tutto il corpo, lo fa rotolare su morbidi materassi o lo fa sprofondare in soffici cuscini avvolgenti, lo fa scomparire dietro una copertina per poi ricomparire. E’ evidente la gioia del bambino, inoltre, durante il momento del bagnetto: sbattere le mani e braccia sull’acqua è un piacere davvero unico! Anche giocare con la sabbia o le farine entusiasmano molto i bambini nel primo anno di vita.
Quando un bambino di pochi mesi comunica uno stato di disagio o malessere attraverso il pianto, o una tensione corporea, attraverso questi movimenti fusionali le mamme solitamente sanno riportare il proprio bimbo in uno stato di distensione muscolare e di benessere.
Questi giochi sono fondamentali in questa fase perché vanno a rispondere all’importante fase evolutiva di questo periodo che consiste nella costruzione del proprio “Io-esisto”. Egli ha bisogno del corpo e dello sguardo di qualcuno che lo accoglie, lo avvolge e lo protegge in modo esclusivo, gli fa sentire che esiste e che tali esperienze sono parti positive del proprio Sé. In questo modo può abbandonarsi con fiducia, necessaria per le successive esperienze esplorative, e può superare l’angoscia della perdita, una delle più intense paure che spesso accompagnano la vita dei bambini.
Il gioco tonico-fusionale dopo il primo anno
Questo tipo di giochi continuano ad essere apprezzati dai bambini anche in fasi successive, sebbene l’interesse principale dovrebbe evolvere ad altri tipi di attività che vanno a rispondere ad altri bisogni evolutivi. Dopo l’anno di età, ad esempio, possono essere richiesti dai bambini che vivono un periodo difficile e che, quindi, ricercano una maggiore vicinanza con l’adulto, in particolare la mamma. Non si deve avere paura di assecondare queste richieste di tipo fusionale perché per il bambino sono la forza che gli serve per poter affrontare le difficoltà della crescita. Se però la ricerca di questo tipo di giochi continua molto intensamente andando a sostituirsi ad altre attività è opportuno chiedere un parere ad uno psicologo, per aiutare il proprio bambino a crescere in modo equilibrato.
Conclusioni
I giochi di tipo fusionale contribuiscono, quindi, a costruire le basi di un sano e sereno sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale del bambino. Attraverso questi giochi il genitore può partecipare attivamente al processo di crescita del proprio bambino offrendogli tutti gli stimoli di cui ha bisogno e fermandosi quando, invece, non sono apprezzati. Il genitore, inoltre, attraverso un’osservazione attenta, può riuscire a individuare dei “campanelli di allarme” nel momento in cui questo tipo di giochi non vengono ricercati dal bambino o si presentano in modo “strano”. La collaborazione con esperti nello sviluppo infantile si può rivelare estremamente utile in alcuni casi specifici.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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4 Commento
gabriella
ho letto con interesse i tuoi articoli che mi piacciono tanto.Io ormai non ho più a che fare con bimbi piccoli, ma se per caso un giorno scriverai qualcosa su come relazionarsi al meglio, con i figli grandi… leggerò con un interesse speciale, e cercherò di cogliere qualcosa per migliorare le relazioni…Buon lavoro carissima!
serena
Certo! un giorno o l’altro scriverò un articolo anche sull’interessante tema da te proposto!!
Intanto ti ringrazio molto per i tuoi commenti sempre molto gentili!