L’imitazione nei neonati è una capacità innata oppure no? La capacità di imitare ciò che fa qualcun altro è senz’altro alla base di un sano sviluppo socio cognitivo, cioè è proprio grazie ad essa che un bambino può apprendere all’interno di un contesto relazionale: ma essa compare già nei primi giorni di vita? Negli ultimi anni le ricerche scientifiche avevano risposto di sì a questa domanda; sembrava quindi  che i neonati fossero in grado di imitare istintivamente l’adulto che ad esempio mostrava la lingua o emetteva un suono. Un recente studio del 2016, tuttavia, ha smentito i risultati di queste ricerche, sostenendo che l’imitazione nei bambini non è presente sin dalla nascita ma si sviluppa con la crescita.

Imitazione nei neonati: gli studi

Negli anni ’70 i ricercatori A.N. Meltzoff e M.K. Moore sostenevano con i loro esperimenti che i neonati fossero in grado di imitare efficacemente gesti come l’apertura della bocca e la protrusione della lingua. Gli studiosi ritenevano che i neonati possiedono, fin dalla nascita, la capacità rappresentativa, cioè quella capacità che permette di collegare l’immagine del gesto osservato, con l’immagine mentale di esso e, infine, con la sua esecuzione motoria.

Anche i neuroscienziati Giacomo Rizzolati, Leonardo Fogassi e Vittorio Gallese negli anni ’90 hanno condotto degli esperimenti che hanno portato ad affermare l’esistenza di un modulo di imitazione innato basato sui neuroni specchio, speciali neuroni che si attivano sia quando una persona guarda qualcun altro mentre compie un’azione, sia quando la persona compie quella stessa azione. Questi studiosi ritenevano, quindi, che i neonati fossero in grado di imitare già dalla nascita.

Entrambi gli studi, tuttavia, sono stati criticati per carenze metodologiche.

Nel 2016 Janine Oostenbroek e i suoi colleghi, hanno svolto una solida ricerca su 106 neonati testati in 4 tempi diversi (1-3-6-9 settimane di vita) in cui è stato dimostrato che la risposta mimica nei neonati è puramente casuale. In pratica i neonati, durante il minuto di tempo osservato, imitavano a volte ciò che faceva lo sperimentatore (aprire la bocca, fare qualche vocalizzo) ma con la stessa probabilità con cui producevano altri comportamenti. L’imitazione nei bambini non sarebbe, quindi, innata bensì comparirebbe successivamente. 

Imitazione nei neonati: la mia esperienza

Per quanto riguarda la mia esperienza posso dire che io ho avuto la sensazione che la mia bambina riuscisse ad imitare intenzionalmente sin da piccolissima. Al primo mese di vita quando mio marito le faceva la lingua, anche lei dopo un po’ la faceva. Casualità? Boh, può essere. Al terzo mese era davvero divertente perché, sempre mio marito, si divertiva a farle una particolare risata e lei ad un certo punto ha iniziato a imitarlo! Mi sembrava davvero impossibile ma avevamo entrambi la sensazione che riproducesse quel suono intenzionalmente in risposta alla risatina di mio marito. Casualità anche questa? Può darsi.

Imitazione nei neonati: conclusione

Comunque, sia che l’imitazione nei neonati sia innata o meno, è bene che un genitore dia valore a questa importante abilità proprio perché nasce all’interno di un contesto relazionale, cioè proprio mentre la mamma o il papà guardano e interagiscono con il proprio bambino. Non è mai troppo presto per guardare il proprio cucciolo, sorridergli, fare dei versetti, o dei gesti nell’attesa che anche lui possa imitarci!

Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

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1 Commento

  • psicologia e figli
    Pubblicato 15 Febbraio 2018 10:09 0Likes

    E’ davvero interessante questa ricerca. Soprattutto il concetto di imitazione dei neonati, lo trovo affascinante.

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