Sul fatto che esista l’intelligenza siamo tutti d’accordo ma sul fatto che esista l’intelligenza emotiva non è così scontato incontrare persone che ne conoscano l’esistenza. I bambini vivono emozioni ogni giorno e spesso intensamente ma non sempre hanno un buon rapporto con esse. Alcune fanno stare bene altre male. Alcune sono facili da riconoscere, altre più complicate tanto che appaiono come un groviglio complicato da sbrogliare. A volte capita che non le sappiano riconoscere ma che si facciano trascinare esclusivamente dalla carica che portano con sé. Basti pensare alla rabbia che molte volte porta ad effetti piuttosto spiacevoli. Oppure alla paura che porta a evitare molte situazioni che non piacciono. Una cosa è certa: i bambini vivono di emozioni e più sono in grado di conoscerle, ascoltarle e gestirle più riusciranno a creare un buon rapporto con se stessi diventando uomini e donne felici e realizzati. Lo dice la scienza che ha dato il nome a questa capacità chiamandola “Intelligenza Emotiva”.
Intelligenza emotiva: la capacità di rapportarsi con le emozioni
L’Intelligenza emotiva è quella particolare forma di intelligenza che non ha a che fare con il ragionamento astratto ma riguarda il mondo delle emozioni. Si tratta di un costrutto psicologico introdotto da Daniel Goleman, psicologo e scrittore statunitense. Essere intelligenti emotivamente significa saper riconoscere, utilizzare, comprendere e gestire in modo consapevole le proprie ed altrui emozioni. Goleman sostiene che è proprio grazie alla capacità di utilizzare le emozioni al servizio del pensiero che l’uomo è sopravvissuto alla complessità del mondo e dei rapporti umani.
Intelligenza emotiva: come riconoscerla nei bambini?
Un bambino è competente emotivamente se sa dare un nome alle proprie emozioni, se sa riconoscere quelle che sta vivendo un suo compagno, se sa comunicare ad altri come sta e sa ascoltare l’emotività altrui, se sa accogliere tutte le emozioni comprese quelle meno piacevoli, se sa regolarne l’intensità e se ha trovato un modo efficace per gestirle.
Un bambino non è competente emotivamente se non sa dire il nome dell’emozione che sta provando, se non sa entrare in empatia con l’altro, se non riferisce come sta alle figure importanti per lui, se rinnega qualche emozione spiacevole (non riconosce di essere arrabbiato per esempio o ritiene sbagliato arrabbiarsi), se non sa diminuire l’intensità delle emozioni che vive e le esprime in modo disfunzionale. Per esempio diventa aggressivo con gli altri o con se stesso, oppure fugge le situazioni che gli fanno paura o non sa trovare qualcuno con cui condividere la sua tristezza.
Intelligenza emotiva: tutto inizia in famiglia ma non si smette mai di imparare!
L’intelligenza emotiva è qualcosa che si apprende in famiglia con i propri genitori. Se quest’ultimi sono intelligenti emotivamente sapranno entrare in empatia con i propri figli, cioè partecipare all’emozione che stanno vivendo, riconoscendola e dandone un nome, accogliendola e regolandone l’intensità.
Ma se i genitori non sono così capaci emotivamente un bambino è destinato a non saper gestire bene le emozioni? Goleman fortunatamente ci dice che in realtà l’Intelligenza emotiva si può insegnare e quindi i bambini possono trarre beneficio da esperienze mirate ad aumentare la consapevolezza sul mondo delle emozioni.
E’ proprio da questo che nascono i percorsi di gruppo sulle emozioni che ho realizzato nel mio studio con bambini di diverse età e che realizzo tuttora.
E i tuoi bambini che rapporto hanno con le loro emozioni?
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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