Squid Game, la serie televisiva vietata ai minori di 14 anni in onda su Netflix da qualche settimana, pare ispirare i giochi dei bambini. E’ notizia di questi giorni che nelle scuole italiane i bambini stanno riprendendo a giocare in cortile a “Uno, due, tre stella”, un antico gioco di gruppo che sembrava ormai appartenere al passato. Apparentemente una bella notizia, quindi, visto che ultimamente i bambini sembrano quasi non saper più socializzare visto il diffondersi dei giochi con i cellulari! Ma invece, no, dietro a questo aspetto positivo di socialità, si nasconde un pericolo importante da un punto di vista emotivo in quanto i bambini si stanno ispirando alla serie molto violenta di Squid Game.

Squid Game: cos’è e di cosa parla

La prima cosa da sapere su Squid Game è che è un prodotto televisivo coreano pensato per gli adulti, o almeno quattordicenni. Da questo ne consegue che i contenuti non sono adatti ai bambini perché molto violenti. Ci sono tanti film violenti ma non se ne parla così tanto, dirà qualcuno. Questa serie ha fatto parlare molto di Sé in quanto, per alcuni elementi, ha finito per attrarre anche i bambini. Questo sta accadendo perché il film ha come contenuto principale il gioco, realtà tipica dell’infanzia, e anche perché tutta la scenografia è molto colorata e accattivante. Il problema è che i giochi presenti nel telefilm appartengono al mondo dell’infanzia, sia del mondo coreano ma anche italiano e vengono proposti con una perversione violenta che nulla ha a che fare con la funzione sociale del giocare insieme: chi perde, infatti, muore. Solo questo basterebbe per capire quanto è pericolosa questa serie per l’animo di un bambino. Ma vediamo qual è la trama della serie.

La trama di Squid Game

La trama è molto semplice: un certo numero di persone in grosse difficoltà economiche accettano di andare in un luogo misterioso dove sono obbligate a giocare per vincere un montepremi che aumenta sempre di più mano a mano che i concorrenti vengono eliminati da guardiani mascherati, a loro volta guidati da un’entità misteriosa. Queste persone in pratica, sono disposte a morire pur di inseguire la possibilità di vincere denaro e potersi, quindi, riscattare nella vita. Il tutto è inserito in una sceneggiatura che richiama un vero e proprio videogioco.

La serie ha una trama che vuole un po’ richiamare quello che sta succedendo nella società moderna, in particolare quella coreana: i poveri o gli emarginati non trovano spazio in quanto è il denaro ad essere messo al centro di tutto, orientando le scelte delle persone. E’ un po’ uno scenario in cui la competitività e l’aggressività è portata all’estremo, tanto che il valore più importante della vita passa in secondo piano.

I giochi di Squid Game

I giochi presenti nella serie sono giochi classici della cultura coreana ma che alcuni si ritrovano anche in altri Paesi, compresa l’Italia. La struttura del gioco viene mantenuta, semplicemente viene estremizzata la conseguenza per chi perde o sbaglia.

I giochi conosciuti e praticati anche qui in Italia sono:

  • Uno, due, tre stella! (La rosa di Sharon è sbocciata). Una gigantesca bambola dotata di videocamere quando smette di contare si gira e trucida tutti quelli che si sono mossi.
  • Il tiro alla fune. La squadra che perde al tiro alla fune cade nel vuoto e muore.
  • Le biglie. Nel film, due giocatori che si sono scelti, devono riuscire a guadagnarsi tutte le biglie del concorrente, pena la morte.

Gli altri giochi tipici coreani sono:

  • La sfida dei biscotti da intagliare. La sfida consiste nell’intagliare la forma impressa su un biscotto molto friabile; se il giocatore riesce tutto ok, se non riesce muore.
  • Ddakji. Il gioco consiste nel gettare con forza a terra delle forme di carte di colore rosso e blu con lo scopo di ribaltarle; se il giocatore riesce vince somme in denaro, se perde riceve uno schiaffo dall’avversario.
  • Il gioco del calamaro (Squid Game). Il gioco si realizza all’interno di un perimetro a forma di calamaro. Lo scopo del gioco è quello di raggiungere la casa base cercando di non farsi buttare a terra dall’avversario. In questo gioco è permessa la violenza in quanto, anche nella realtà, era un gioco in cui i bambini si allenavano alla sopravvivenza.

Squid Game: come i bambini la conoscono

Molti si staranno chiedendo come i bambini sono entrati a conoscenza di questa serie così cruenta.

In alcuni casi può esserci la responsabilità di genitori poco attenti che non hanno impostato i sistemi di controllo sui contenuti che i figli possono vedere in Internet. In altri casi i genitori stessi mostrano la serie proprio perché “se ne parla tanto” e vogliono che i figli non si ritrovino impreparati di fronte ad eventuali discorsi dei compagni. Perché, infatti, un altro canale difficile da controllare è proprio il contatto con gli amici o i cugini più grandi che magari hanno visto la serie o sanno che è possibile trovare degli spezzoni su Youtube. Insomma, è vero che parlare troppo di un argomento può incuriosire chi magari non avrebbe mai avuto l’occasione di avvicinarsi a questa serie, ma purtroppo i genitori non possono fingere che, non parlandone, i figli siano protetti da questi contenuti.

Squid Game: come parlarne con i bambini

Il suggerimento, quindi, è di chiedere ai figli se hanno mai sentito parlare di questa serie.

Se la risposta è negativa è importante dare loro le informazioni principali che vi ho raccontato in questo articolo. In sintesi: è una serie per adulti che ripropone i giochi dell’infanzia in una formula perversa in cui chi perde o sbaglia ad un gioco viene ucciso. E che tutto è creato per vendere e, quindi, attrarre il maggior numero di persone.

Occorre spiegargli che proprio per questi contenuti e per la violenza delle immagini, è sconsigliato vederli perché un bambino potrebbe sentirsi molto turbato dopo la visione di questi contenuti. Sappiamo che molti bambini, soprattutto quelli che si avvicinano alla preadolescenza, sono attratti dal proibito. E’ probabile che non si fermeranno al semplice divieto dei genitori. Occorre però metterli in guardia sui rischi che corrono assecondando la normale curiosità perché una volta usufruito del contenuto, non è più possibile tornare indietro. Il sistema emotivo di un bambino non è ancora supportato dallo sviluppo cognitivo di un adulto che sa prendere le distanze da contenuti violenti. I bambini sono più soggetti ad essere impressionati da ciò che vedono e per questo vanno protetti.

Il suggerimento è di non guardare la serie con loro perché è importante proteggerli da qualcosa che li potrebbe turbare. Vanno però informati in modo che possano proteggersi da soli quando qualcuno propone di vedere il video o propone di applicare una dinamica violenta in un gioco tra bambini.

Nel caso in cui affermino di conoscere la serie, è importante farsi raccontare in che modo l’hanno conosciuta. E’ importante farsi raccontare cosa ne pensano, che emozioni hanno provato e provano tutt’ora. Rassicurateli sul fatto che, se si sentono turbati, voi ci siete per aiutarli a comprendere meglio quello che hanno visto e quello che stanno sentendo.

In aggiunta a questo occorre approfondire se a scuola qualcuno sta proponendo i giochi in una modalità violenta. Infatti c’è una differenza sostanziale tra i classici giochi a contenuto violento come giocare a fare la guerra, giocare a guardia e ladri, al pistolero, ecc e giochi in cui si agisce la violenza.

Differenza tra giochi con contenuti violenti e giochi violenti

Nei giochi a contenuto violento c’è chi spara, colpisce, uccide, distrugge con armi, ma lo fa in modo simbolico “per finta”. In un gioco violento c’è qualcuno che realmente fa un danno al partecipante.

Nel primo caso non c’è bisogno di preoccuparsi troppo. I bambini giocano a fare la guerra, a inscenare battaglie di ogni genere da sempre e in ogni cultura, e questo non li porta a diventare persone violente. Anzi, questo tipo di giochi aiuta i bambini a scaricare energie aggressive che accumulano inevitabilmente nella loro quotidianità in un modo accettabile, senza ferire nessuno.

Ma quando nel gioco si agisce realmente quell’aggressività creando un danno fisico o psicologico allora non siamo più nell’ambito del gioco.

Sono venuta a conoscenza che a scuola i bambini stanno inserendo la regola che, prima di essere eliminati, occorre accettare che ti facciamo un po’ male o comunque uscire un po’ di sangue! Ci sono tante altre segnalazioni in cui un bambino è stato picchiato per aver perso ad un gioco.

Assolutamente non va bene! Questo uso dell’aggressività è violenza. Questo è il danno emotivo a cui i bambini vanno incontro senza nemmeno rendersene conto. Normalizzano la violenza e la inseriscono nei loro giochi non per “misurarsi a vicenda” ma per il solo gusto di infliggere un dolore a chi perde. Vi consiglio di leggere anche gli articoli “Violenza e conflitto: una differenza importante” e “Scene di vita familiare 7: “E’ un gioco troppo violento?”.

Anche voi, come genitori, segnalate alle maestre questo fenomeno. E’ normale che i bambini emulino quello che vedono ma, in questo caso, devono essere aiutati a capire contenuti adulti perversi e soprattutto vanno messi in guardia dal pericoloso messaggio che “chi sbaglia o perde va punito fisicamente”.

Cosa ne pensate? Avete affrontato questo argomento con i vostri figli?

Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)

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