I problemi scolastici dei bambini e ragazzi a volte possono essere creati o amplificati dalla modalità con cui i genitori gestiscono le difficoltà dei figli, modalità che diventano disfunzionali proprio quando vengono ripetute senza ottenere cambiamenti. Ne ho parlato nel precedente articolo “Il genitore che critica il figlio con difficoltà scolastiche” in cui parlavo della modalità del genitore che tende a criticare il figlio. In questo articolo parlo della seconda modalità tipica individuata da Alessandro Bartoletti nel suo libro “Lo studente strategico” che è quella del genitore permissivo.
Il genitore permissivo
Il genitore permissivo tende ad avere un atteggiamento ottimista di fronte alle difficoltà scolastiche del figlio. Di per sé non è da considerarsi un atteggiamento negativo ma lo diventa nel momento in cui il genitore non si considera parte del processo e delega quindi ad altri la responsabilità di quello che succede.
La modalità tipica del genitore permissivo è quella di osservare senza intervenire perché di base c’è la convinzione che si tratta di un periodo passaeggero, una fase che può accadere a tutti i bambini. Ma il genitore permissivo non è solo colui che guarda e non fa niente. Anzi.
Molto spesso fa ramanzine ai figli sull’importanza dello studio, della cultura e dell’impegno, oppure ramanzine agli insegnanti sul fatto che pretendono troppo dai figli. In entrambi i casi le ramanzine non sono una modalità comunicativa costruttiva perché servono solo a scaricare la propria tensione ma non offrono strumenti utili per migliorarsi. Soprattutto poi nel caso delle ramanzine agli insegnanti, la conseguenza sul figlio è che viene deresponsabilizzato e poco stimolato all’impegno.
Altre volte il genitore permissivo interviene ma delegando ad altri il problema: inizia a organizzare lezioni private per far recuperare le lacune fino ad arrivare in casi estremi al cambio di scuola, visto come certa soluzione ai problemi del figlio. Anche in questo caso l’ottimismo che guida il genitore permissivo può portarlo a fare interventi poco utili ai reali bisogni del bambino ma soprattutto deresponsabilizzanti.
Consigli
Se ti stai un po’ immedesimando in questo profilo forse è meglio se provi a parlare maggiormente con tuo figlio e ti metti in maggiore ascolto dei suoi bisogni. Anche con gli insegnanti forse potresti iniziare a dare più fiducia mettendoti dalla loro parte davanti agli occhi dei figli. Gli alunni in questo modo potranno sentirsi realmente protagonisti del loro apprendimento, avendo come unico riferimento l’insegnante e come supporto emotivo il genitore. Ti consiglio di leggere anche l’articolo: “Compiti a casa: il genitore guida” perché chiarisco il ruolo del genitore durante il momento dei compiti a casa. Se invece, vuoi capire meglio la natura delle difficoltà scolastiche che osservi, rivolgerti ad un esperto professionista può sicuramente essere utile perché, a differenza di una lezione privata, chi dovrà lavorare non sarà solo tuo figlio ma dovrai lavorare anche te.
Dott.ssa Serena Costa, psicologa dell’infanzia (serenacosta.it@gmail.com)
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